giovedì 7 aprile 2016

Frammenti



L’opera da me presa in esame è l’Università di Legge di Loyola, a Los Angeles, di Frank O. Gehry.

Gehry nasce a Toronto nel 1929, e si trasferisce a Los Angeles nel dopoguerra, e verso la fine degli anni ’70 inizia un lungo percorso, che lo porterà ad una serie di profonde riflessioni sull'architettura contemporanea. Ci troviamo in un contesto storico molto movimentato, sia per ragioni politiche sia per ragioni proprie dell’architettura, per questo motivo si tratta di una fase di sperimentazioni e ricerche per molti. Gli architetti prendono consapevolezza in questi anni dell’importanza del tema ambientale, di come la città e il territorio non possano estendersi, ma soprattutto consumarsi, all'infinito poiché le risorse a nostra disposizione sono limitate. Proprio a partire da considerazioni come queste, Gehry focalizza il suo lavoro sul tema del paesaggio, che egli stesso definisce come cheapscape.

Il cheapscape per Gehry è un paesaggio “materico”, a cui infatti accoppia il binomio “architettura-costruzione” intesa non solo in termini logici, ma anche come montaggio di pezzi indipendenti tra loro, sfruttando anche materiali di riciclo. In questa fase del suo percorso Gehry sperimenta per separazioni e fenditure, come uno scultore scava nella materia, egli scava nell'architettura.


Tutto ciò si manifesta nella Loyola Marymount University’s Law School (1978-91), di cui i primi schizzi risalgono al 1978, ma le prime edificazioni sono successive al 1983. Gehry viene chiamato a redigere il piano di sviluppo della scuola, e il suo “bang” fu quello di inserire i servizi richiesti in edifici di piccole dimensioni, disponendoli su un’area centrale aperta. Il risultato, come egli lo descrive in un’intervista, è “un raggruppamento di edifici come un’acropoli”, che costituisce una sorta di campus in miniatura, dalle proporzioni e dalle facciate abbastanza ridotte lungo la strada principale, che si armonizzano perfettamente con la città all'esterno.



Qui la distinzione e la diversificazione delle attività sono il motore della soluzione architettonica del progetto, il cui risultato porta in luce un altro importante aspetto, ovvero una nuova concezione dello spazio pubblico: sono gli edifici nel loro insieme architettonico a formare e plasmare lo spazio aperto. Infatti, non sono importanti i singoli edifici ma lo spazio che essi, nel complesso, creano; la strada interna è irregolare, spesso obliqua, che inaspettatamente si interrompe per dare spazio a piazzette e piccoli luoghi di aggregazione, originando moti vitali tra studenti e docenti. 


Queste giaciture richiamano il taglio di un incisore, uno spazio cavo quasi scultoreo, accentuato dall'inserimento di quattro fusti cilindrici sulla piazza, a metà tra la colonna e la scultura urbana. In questo progetto Gehry mette in discussione ogni elemento, a partire dal passato con quei cilindri, fino ad arrivare al concetto di frammentarietà materiale delle funzioni, per generare una nuova tipologia di spazio aperto, una nuova scena urbana.